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venerdì 27 dicembre 2019

Reynoutria

Descrizione delle specie del genere Reynoutria Houtt., comunemente chiamati  come Poligoni giapponesi, neofite invasive inserite in Lombardia tra le specie della Lista Nera (LR 10/2008, DGR XI/2658).

Descrizione:
  • pianta erbacea perenne, alta sino a ca. 3 m; la parte aerea della pianta muore a fine stagione vegetativa e rispunta a primavera dal rizoma; fusti eretti, ramificati, erbacei e cavi negli internodi
  • foglie alterne, quelle mediane con lamina ovata e glabra 
  • piante soltanto con fiori funzionalmente ♀ (R. japonica) oppure ermafroditi (R. sachalinensis); infiorescenze bianche o bianco-verdastre panicoliformi, ascellari e terminali; tepali 5, i 3 esterni leggermente alati e accrescenti nel frutto
  • frutto costituito da un achenio marrone scuro, trigono, liscio e lucido
Reynoutria japonica

    Riconoscimento:
    • R. japonica è la specie più largamente diffusa e abbondante, mentre è rarissima R. sachalinensis. L'ibrido tra le due specie, R. x bohemica, può essere localmente abbondante
    • le tre entità possono essere facilmente riconosciute rispetto alla base fogliare:
      • R. japonica: troncata
      • R. x bohemica: leggermente cordata 
      • R. sachalinensis: cordata
    Impatti:
    • biodiversità: forma nuclei strettamente monospecifici che rimpiazzano qualsiasi altra pianta 
    • ecosistemi: durante l’inverno il suolo, non più ricoperto dalla parte aerea della pianta, può essere soggetto ad erosione superficiale
    • ecosistemi: la parti aeree morte possono essere fonte di innesco per incendi nel periodo invernale
    • ecosistemi: lungo alcuni corsi d’acqua, incremento del rischio di inondazione (rallentamento della corrente)
    • paesaggio: alterazione del paesaggio naturale
    • accessibilità: forma dense e impenetrabile macchie
    • manufatti: con l’apparato radicale danneggia ed è di intralcio in marciapiedi, margini stradali, ecc.
    Usi e benefici:
    • ornamentale: pianta a rapido accrescimento e con buona capacità coprente (solo durante la stagione vegetativa, in quanto la parte aerea della pianta avvizzisce completamente in inverno lasciando il terreno scoperto)
    • apistica: produzione di nettare (in un periodo di scarse fioriture)
    • consolidamento terreno: utilizzata in passato, non ne garantisce comunque una copertura duratura (in inverno il terreno rimane infatti scoperto)
    Fonti di dispersione:
    • popolazioni spontanee, in particolare lungo i corsi d’acqua e strade
    • impianti volontari, a scopo ornamentale o apistico
      Vettori di dispersione:
    • tramite riproduzione vegetativa (soprattutto rizomi e frammenti di fusto, anche internodali;
    • per R. japonica, riproduzione da seme allo stato attuale poco probabile, che comunque darebbe origine a piante ibride (R. x bohemica; sono conosciuti anche casi di ibridazione con specie del genere Fallopia)
    • acqua: frammenti di pianta fluitati dalla corrente
    • uomo: resti dell’operazione di sfalcio abbandonati volontariamente o involontariamente (es. con frammenti di pianta che rimangono attaccati ai mezzi impiegati nei lavori)
    • dispersione locale: accrescimento laterale tramite rizomi, fino a 5-7 m dalla chioma
      Prevenzione alla dispersione:
    • applicare rigorosamente la normativa regionale sugli ambienti naturali (LR 10/2008)
    • evitare assolutamente la messa a dimora di questa pianta
    • se ne sconsiglia la coltivazione, in quanto è difficilmente controllabile la sua espansione
    • evitare il compostaggio, anche se la pianta costituisce una parte minima del materiale vegetale
    • ripulire accuratamente tutte le attrezzature impiegate nello sfalcio o per il trasporto del materiale
    • dopo lo sfalcio, evitare di lasciare in sito parti della pianta 
    • distruggere tutte le parti della pianta asportate (es. bruciandole o tritarle accuratamente)  
    Metodi di contrasto alla specie:
    specie di difficile contrasto: utilizzo combinato di più metodi; intervenire immediatamente a seguito dell’individuazione di nuove popolazioni
    • Fisici:
      • sfalcio: adeguato soprattutto nel ridurre l’impatto visivo; per un efficace controllo, che sfianchi le riserve contenute nel rizoma, ripeterlo ogni 4 settimane nella stagione vegetativa e almeno 7 settimane prima della perdita della parte aerea.
      • la rimozione (meccanica o manuale) dei rizomi è praticabile solo in piccole popolazioni, impiantate da poco, in quanto risulta impossibile eliminare completamente l’estesa rete di rizomi (potrebbero essere quindi necessari più interventi ripetuti nel tempo)
      • l’applicazione di un telo resistente nero o in juta (ben fissato) può contribuire nel controllo
    • Chimici:
      • utilizzo di diserbanti in relazione all’età:
        • triclopir e imazapic: alla ripresa della vegetazione
        • glifosato: in fase di crescita con foglie completamente distese, maggiormente efficace nella tarda estate (eventuale possibile impiego nelle vicinanze all’acqua)
      • data l’altezza raggiunta, l’utilizzo dei diserbanti può essere difficoltoso se si intende trattare tutta la pianta; nel caso eseguire uno sfalcio (fino a 5 cm di altezza) e quindi trattare immediatamente o sulla prima ricrescita
      • più cicli di intervento sono necessari per una efficace rimozione
    • Gestionali:
      • il pascolamento (ovino) su vaste aree può essere utile per un suo controllo (occorre però rimuovere i fusti della precedente stagione vegetativa)
      • data la forte richiesta di luce, la realizzazione nel tempo di una copertura tramite l’impianto di alberi e arbusti (fortemente ombreggianti, come il nocciolo) può contribuire a ridurre la crescita delle piante