domenica 17 marzo 2013

La torbiera del Pralugano

La vegetazione nella torbiera del Pralugano, situata nel comune di Valganna (provincia di Varese; coordinate 8.82, 45.90) a una quota di di circa 540 m s.l.m., rappresenta un mosaico di comunità vegetali di notevole valore naturalistico e conservazionistico, valorizzato dalla presenza di specie rare come Drosera intermedia, Juncus bulbosus, Nymphaea alba subsp. minoriflora, Rhynchospora alba e R. fusca, Salix rosmarinifolia, Utricularia australis e da numerose specie di sfagno (Sphagnum sp.pl.).

torbiera del Pralugano
Di seguito viene riportata una panoramica delle comunità vegetali presenti.

 

Nymphaeetum minoris Vollmar 1947 
Nymphaeetum minorisIl lamineto è caratterizzato da una discreta copertura di Nymphaea alba subsp. minoriflora, da cui emergono numerosi culmi di Phragmites australis. Unica altra presenza floristica con alcuni cespi, è quella di Carex elata. Si rinviene nella parte occidentale della torbiera, in contatto con le formazioni dominate dalla canna di palude, dove l’acqua è poco profonda (circa 30 cm in estate). Questa elofita si spinge quindi verso lo specchio d’acqua occupato da Nymphaea alba, invadendone la fitocenosi. Altre varianti sono con Myriophyllum spicatum (acque profonde, sempre oltre mezzo metro) e con Juncus sp.pl. (fondale emerso in estate, sommerso in primavera).




Caricetum lasiocarpae Osvald 1923 em. Dierβen 1982 Caricetum lasiocarpae
Carex lasiocarpa costituisce la specie fisionomicamente impronta la fitocenosi, che si manifesta come una prateria piuttosto lassa. Importante è la presenza di altre specie di Scheuchzerio-Caricetea, come Eriophorum angustifolium, Rhynchospora alba e la rara carnivora Drosera intermedia. La presenza di Nymphaea alba indica invece uno stretto legame con le formazioni a idrofite. Questo tipo di cariceto è ridotto ad alcune decine di metri quadrati. Sembra originatosi in seguito alla colonizzazione di un tratto di torbiera, dove l’abbassamento della falda (in parte dovuto anche ad un naturale un processo d’interramento) ha contribuito alla scomparsa delle formazioni a idrofite. È direttamente in contatto, sia spazialmente che evolutivamente, con il rincosporeto, dal quale sembra differire per la presenza di una falda leggermente più alta. In particolare, sembra insediarsi nei tratti in fase di progressivo prosciugamento e che rimangono spoglie da Juncus sp.pl. durante il periodo estivo.
 
Sphagno tenelli-Rhynchosporetum albae  Osvald 1923 em. Dierβen 1982 Sphagno tenelli-Rhynchosporetum albae
La fitocenosi è dominata da un tappeto di Rhynchospora alba, in cui sporadicamente compaiono gruppi di cespi di R. fusca. Tra le altre specie caratteristiche di Scheuchzerio-Caricetea troviamo Carex lasiocarpa, Eriophorum angustifolium e le briofite Aneura pinguis, Campylium stellatum e Sphagnum platyphyllum. Sono presenti anche alcuni cespi di Molinia coerulea e qualche isolato culmo di Phragmites australis. Dal punto di vista fisionomico questa fitocenosi forma modesti tappeti che colmano le depressioni tra i cespi di Carex elata e Molinia coerulea. In particolare, sembra insediarsi nei tratti in fase di progressivo prosciugamento. La piena espressione fenologica si manifesta nella seconda metà dell’estate, quando prima fiorisce Rhynchospora fusca (primi giorni di luglio) e quindi R. alba (fine agosto). Nei mesi primaverili la falda d’acqua è elevata e sommerge completamente la bassa vegetazione: in questo periodo spiccano i bianchi pennacchi delle infiorescenze di Eriophorum angustifolium. Il rincosporeto è una vegetazione fragile, che beneficia delle oscillazioni della falda d’acqua.
 
Phragmitetum vulgaris von Soó 1927 Phragmitetum vulgaris
Questa fitocenosi è caratterizzata dalla presenza di Phragmites australis, che ne determina in modo preponderante l’aspetto fisionomico. Insolitamente a questa elofita si accompagnano numerosi cespi di Carex lasiocarpa e alcuni esemplari piuttosto malridotti di Nymphaea alba. Unica altra presenza significativa in termini di copertura, ma comunque subordinata a quella delle precedenti specie, è quella di Carex elata.  L’invasione di Phragmites australis sembra procedere dal settore nord-occidentale della torbiera verso lo specchio d’acqua artificiale. In questa porzione della Riserva la canna di palude sembra invadere diverse fitocenosi, quantunque non costituisca formazioni particolarmente caratterizzate dal punto di vista floristico.
 

Thelyptero-Phragmitetum Kuiper emend. Segal & Westoff 1969 Thelyptero-Phragmitetum
Questa fitocenosi è contraddistinta da una copertura densissima della felce Thelypteris palustris, dalla quale emergono numerosi culmi di Phragmites australis. Scostando le fronde della felce, emergono densi cuscini di Sphagnum squarrosum. Discreta è pure la presenza di fanerofite, come Alnus glutinosa, Betula pendula e Salix cinerea. Questa interessante fitocenosi è collocata marginalmente alla torbiera. Si caratterizza per l’aspetto denso della vegetazione, dovuto alla felce di palude; questa pianta possiede lunghi rizomi striscianti che emettono numerose fronde alte anche più di 50 cm. Cospicua è pure la densità di culmi di canna di palude. La quantità di luce che filtra oltre questi due strati è perciò scarsissima; in queste condizioni di luminosità sono in grado di sopravvivere unicamente i muschi. Decisamente elevato è anche il grado di arbustamento, con vigorosi esemplari alti sino a 2.5 m. La naturale evoluzione di questa fitocenosi è verso le alnete, che formano una fascia marginale alla torbiera, quantunque artificiosamente ridotta in prossimità della fitocenosi descritta.
 
Mariscetum serrati Zobrist 1935 Mariscetum serrati
Questa fitocenosi è fortemente paucispecifica. Domina infatti incontrastato Cladium mariscus, a cui si aggiungono sparuti culmi di Phragmites australis e nelle pozze gli esili fusti della pianta carnivora Utricularia minor s.l. (mai osservata fiorita). In una pozza, affiorano residui esemplari di Nymphaea alba. Il cladieto occupa tratti di torbiera costantemente sommersi per tutto l’arco dell’anno; tali aree sono generalmente ubicate in prossimità degli specchi d’acqua. Questa fitocenosi forma infatti degli aggallati, ovvero delle zattere galleggianti e più o meno cedevoli (nonché “tremolanti”) al passo, che si protendono ad occludere la superficie lacustre a discapito del lamineto a ninfea.
 



Caricetum elatae Koch 1926 Caricetum elatae
Questo tipo di cariceto, presente dove è la falda d’acqua è subsuperficiale (circa 30 cm in estate), è contraddistinto da grossi cespi di Carex elata, in cui spiccano giovani esemplari di Fraxinus excelsior e soprattutto di Alnus glutinosa. Nel complesso la fitocenosi si presenta piuttosto ricca in specie. La fitocenosi è ubicata in prossimità di fasce arbustate a Salix cinerea (dista infatti solo pochi metri da queste formazioni). L’avanzamento del bosco è quindi alquanto apprezzabile, anche in relazione alla falda d’acqua poco superficiale. Nella torbiera sono presenti altre varianti di Caricetum elatae, come quello con Molinia coerulea (falda a circa 50 cm in estate) o con Phragmites australis (falda sotto i 20 cm in estate).
 




Junco-Molinietum Preising in R.Tx. et Preising ex Klapp 1954  Junco-Molinietum
La fitocenosi si presenta come una distesa piuttosto uniforme, contraddistinta dai grossi cespi di Molinia coerulea, che assumono una bella colorazione giallo-dorata all’inizio dell’autunno. Caratteristica è pure la presenza di grandi cespi di Carex elata; non molto appariscente Agrostis canina, che si nota unicamente per le leggiadre infiorescenze. Presenza marginale è quella di Sphagnum papillosum.  Questo tipo di molinieto si trova in stretto contatto con il Caricetum elatae, costituendone lo stadio evolutivo dovuto ad un progressivo affrancamento dalla falda. Presenta affinità anche con il molinieto con sfagni, che si instaura però in presenza di una falda più alta, in condizioni di acidità più marcate e di maggior oligotrofia. La falda oscilla attorno ai 30 cm di profondità.




Sphagnetum medii Kästner er Flößner 1933

Sphagnetum medii

Il molinieto con sfagni è fisionomicamente improntato dai grossi cespi di Molinia coerulea. Cospicua è la presenza di Phragmites australis e quella di giovani arbusti, in particolare di Frangula alnus. Osservando più attentamente tra i cespi di Molinia coerulea, è possibile notare numerosi cespugli di brugo (Calluna vulgaris). Assai ridotta è la copertura di Sphagnum papillosum, che solo raramente forma cumuli di un certo rilievo. Il molinieto con sfagni si rinviene nella porzione centrale della torbiera, in un’area di difficile accesso per la presenza di una rete di canali. È molto simile allo Junco-Molinietum , che si instaura però in presenza di una falda più alta e soprattutto in condizioni di minor acidità e minor oligotrofia. L’alterazione dei parametri chimici dell’acqua di falda è una peculiarità dei molinieti con sfagni ed è principalmente dovuta alla presenza di Sphagnum papillosum che, grazie a esclusivi adattamenti eco-fisiologici, è in grado di acidificare l’ambiente in cui vive e di abbassare il contenuto di sali disciolti nell’acqua. L’attribuzione fitosociologica è provvisoria, poiché questa fitocenosi è ancora poco studiata, quantunque è peculiarmente diffuso nella provincia di Varese. Purtroppo, il molinieto con sfagni del Pralugano presenta uno stato degenerativo piuttosto preoccupante, testimoniato dalla scarsa presenza di sfagno, dalle abbondanti coperture di Calluna vulgaris e dal prepotente ingresso di Phragmites australis. Queste trasformazioni sarebbero favorite da un forte abbassamento della falda (in concorso con una riduzione delle precipitazioni) ed anche dall’apporto di nutrienti nel bacino della torbiera.
 
Salicetum cinereae Zólyomi 1931 Salicetum cinereae

Il saliceto a Salix cinerea è contraddistinto dalle elevate coperture di questo arbusto. Si riscontra anche la presenza accessoria di un altro tipico arbusto igrofilo, Viburnum opulus. Lo strato erbaceo è poco sviluppato, con l’eccezione di alcuni cespi di Carex elata. Tipica è invece la presenza di alcuni muschi sciafili, come Eurhynchium speciosum e Fissidens adianthoides. Questa fitocenosi è l’unica formazione arbustiva che si spinge maggiormente all’interno della torbiera, anche se generalmente occupa una posizione marginale. Dal punto di vista dinamico-evolutivo la fitocenosi deriva dai canneti o dai cariceti a Carex elata.